Tahar Ben Jelloun
Nel cerchio della mia vita
Da quando Enzo Sciavolino ha collocato la sua superba scultura, Nel cerchio della mia vita, sul Piazzale della Memoria, le montagne con la loro neve ascoltano la voce del marmo. Una voce fatta di silenzio dove soffia il vento. È il vento che trasporta il messaggio dell’artista e gli fa attraversare il cielo e le pianure dove gli alberi sono scossi dalle parole.
Si dice che il marmo è materia fredda.
È vero. Ma quando è stato lavorato, cesellato, trasformato dalle mani dell’artista, prende vita. È l’impressione immediata che ho avuto guardando per la prima volta la scultura di Enzo Sciavolino. Quel giorno soffiava un vento freddo sulla Strada Comunale di San Lorenzo, nella città di Collegno. Mi sono avvicinato all’opera e ho passato la mano destra sui suoi contorni. Ho sentito che quella materia è pervasa da una volontà precisa: quella di dare alla gente che passa un po’ di serenità, una forza tranquilla, un desiderio di vita e di pace.
L’altezza è impressionante. Un volto greco guarda lontano. Una mezzaluna fa da testimone. È il tempo che ci osserva impassibile, calmo e soprattutto maestoso. Non possiamo nulla contro il tempo. Possiamo però accettarlo con serenità e semplicità, con umiltà.
Ci sottomettiamo al tempo perché siamo tutti di passaggio. E il tempo resta, come questo monumento che apre bellissime prospettive di grande saggezza.
Gli artisti in generale ci turbano e ci inquietano. Fustigando le idee che abbiamo ricevuto, ci obbligano a pensare altrimenti.
Enzo Sciavolino scuote i nostri pensieri tranquilli; e lo fa con sottigliezza, senza violenza, senza furore. È in questo senso che l’opera ci intimidisce: ha la potenza e la forza dell’evidenza. È ben vero che la nostra arroganza, le nostre vanità, i nostri egoismi sono ridicoli. È vero che la nostra vita è travagliata dall’angoscia, dalla paura e dall’inquietudine. Ma c’è l’arte, presente di fronte a noi, non per distrarci o per ingannarci, ma per dare senso al cammino che prende la nostra vita.
Dare senso non vuole dire spiegare tutto, e neppure giustificare tutto. Dare senso è aiutarci a raggiungere la luce interiore, quella che si chiama l’anima e che veglia su di noi fino all’ultimo respiro.
L’opera di Enzo Sciavolino ci aiuta su questo percorso. Indica la direzione. Sta a noi seguirla oppure continuare a fare rumore, a fare finta di vivere.
Quando ho visto la scultura, ho avuto voglia di seguire lo sguardo del volto che sta lassù in alto: quello sguardo attraversa le montagne al di là del tempo.
Parigi 2003