Younis Tawfik
Nell'anima della materia
Un percorso durato una vita, una eternità, in salita senza mai fermarsi sulla via della sofferenza e della solitudine. Il viso indurito dal sole riflesso dallo specchio del limpido cielo della Sicilia, le mani sommerse nella terra assetata e nei colori intensi, caldi e quasi liquidi della sua lontana isola, lo sguardo sognante che vola e si perde nel silenzio dello spazio.
Quando si vive nel tempo e lo si fa strumento, la memoria evolve e diventa una nuova dimensione del proprio essere. Volti e sensazioni, ricordi e impressioni sono la materia cristallizzata che si versa sulla tela, sgorga dal blocco del marmo, ondeggia dentro il tronco del legno e si fa poesia per il cosmo.
Difficilmente si riesce a penetrare la materia, renderla morbida, versatile e trasformarla in esseri intenti a vivere. Questo succede quando lo spirito riesce a trapassare attraverso le dita dell’artista il rigido cuore del metallo, del legno e del marmo, riempiendoli di pulsazioni e voglia di leggerezza.
Enzo Sciavolino è quello scultore che è in grado di trasferire la sua vita e la sua voglia di volare nelle vene della sua opera con la sofferenza di chi è consapevole di essere al di qua della vita e di essere prigioniero nella propria esistenza.
Già dal primo sguardo, nei capolavori di Sciavolino non si legge soltanto la storia, la vita umana, eventi e racconti, dolori e sofferenze, ma emerge anche l’anima nascosta della materia fino ad avvolgere lo sguardo e si estingue nella contemplazione, offre l’impressione di stare di fronte alla propria esistenza.
Le onde del mare, simbolo della volontà di vivere e dello spirito che diventa ali per evolvere verso l’alto per la smania di raggiungere il cielo, ritornano spesso e più volte: diventa una costante per affermare la sua unicità con lo spirito dell’artista.
Cerchi che si prolungano fondendo lo spazio e aprendo una finestra sul fondale della natura terrestre come per ricordare il paradiso e richiamare lo spirito a scalare le montagne per un ritiro eterno. Alberi che crescono per raggiungere la vetta del nulla per vegliare sulle distese di un Paradiso fatto da bambini.
Il volto dell’autore, onnipresente quasi in tutte le opere, sta ad osservare il proprio passato, in dialogo con la sua anima, quasi volesse rientrare nell’uovo del ventre materno per ritornare in vita più volte e rinascere dallo specchio di se stesso come la Fenice. Si ripete per non morire.
Fondamentali elementi dell’arte di Enzo Sciavolino ritornano nelle sue opere come il mare e i colori accesi e molto vivaci che lui stesso ama mettere in contrasto o creare delle armonie tra il freddo del grigio e il caldo dell’azzurro. Volti ed elementi che Sciavolino si porta appresso dalla sua terra natale e riedifica in terra straniera come monumenti alla memoria.
La poesia nasce spontanea dalla materia resa anima quando da ogni angolo e scavatura esala la musica del ricordo, le note dell’infanzia mai tramontata, e quel suono che soltanto i colori di Sciavolino riescono a suonare:
Prendo la luce del sole,
....l’azzurro del cielo
e una manciata di sabbia
....e dell’acqua
do forma al tuo volto
luna…
Lo contemplo a lungo
Piangendo
e lo passo sul corpo
afflitto dalla nostalgia
e dai ricordi…
Il tuo volto straniero
è sempre triste.
Il tuo volto solitario
è lontano ....non mi vede.
Torino 2003